FONTE: OMNICORSE.ITDakar, Price: "Non mi cambia la vita, ma è speciale"
Il pilota della KTM commenta così il suo primo trionfo alla Dakar, arrivato solo alla seconda apparizione
Alla Dakar cambiano i nomi dei vincitori, ma la moto sul gradino più alto del podio continua ad essere la KTM. Nell’ordine sono usciti dal giro Cyril Despres e Marc Coma, ma la Casa austriaca ha sempre trovato un degno erede. L’ultimo porta il nome di Toby Price, australiano che si è meritatamente imposto nell’edizione 2016, cogliendo cinque affermazioni di tappa e risultando praticamente l’unico privo di sbavature tra i piloti più attesi.
Per lui si tratta della prima affermazione e arriva a seguito del terzo posto conquistato un anno fa, quando era all’esordio. Toby ora sembra deciso solamente a scaricare un po’ la tensione e a festeggiare: "Andrò in spiaggia e mi prenderò una, due o cinque birre! Chi lo sa?" ha detto quando gli è stato chiesto cosa avrebbe fatto dopo aver tagliato il traguardo di Rosario.
"Non credo che cambierà la mia vita, ma resterà qualcosa di speciale. Siamo tantissimi a competere alla Dakar, ma non tutti possono dire di averla vinta. Ora posso assaporare la vittoria ed è bellissimo" ha proseguito Toby, che ha parlato di un trionfo inatteso: "Il piano doveva essere di salire sul podio quest’anno, ma è andata meglio di quanto potessi pensare. Sono state due settimane difficili, con tanto lavoro, attraversando paesaggi bellissimi con un caldo torrido e condizioni pazze. In alcuni tratti il fondo poi poteva danneggiare le gomme molto facilmente, quindi è stata sicuramente una Dakar molto difficile".
Anche se da molti era già indicato come l’erede di Marc Coma, Price ha voluto raccontare che la squadra non gli ha fatto sentire affatto questo peso: "Non c’è stata alcuna pressione. Anzi, mi hanno dato molta fiducia. Dopo il ritiro di Marc Coma molti si sono domandati cosa sarebbe successo, quindi è sicuramente bello essere sul gradino più alto del podio dopo questi dubbi".
Toby ha spiegato anche di aver modificato il suo approccio alla corsa rispetto al 2015: "Quest’anno abbiamo fatto un grande cambiamento. L’anno scorso sono partito con un ritmo più lento, perché era la prima volta che affrontavo questa gara ed ho cercato di imparare più che potevo. Questa volta invece sono andato alla ricerca del ritmo. La prima settimana richiedeva una grande velocità, mentre nella seconda era più importante la navigazione ed è stato qui che ho vinto diverse tappe ed aperto il gap. Ho fatto anche qualche errore, ma avevo fiducia, quindi ho trovato un buon equilibrio".
Quando però gli è stato chiesto se ora si ritiene il punto di riferimento in KTM, è stato categorico: "Non credo che sia così. Tutti qui facciamo un grande sforzo a livello di squadra. Ci siamo aiutati a vicenda, per esempio Jordi Viladoms lo ha fatto con la sua esperienza, insegnandomi tante cose a livello di navigazione. Tutti mi hanno insegnato qualcosa per ottenere questo risultato di cui siamo estremamente soddisfatti".
Inoltre ritiene che il dominio della KTM non può essere destinato a durare in eterno: "La Honda è una buona moto ed hanno fatto bene. Avere più concorrenza è bello per il nostro sport, a tutti piace vedere più battaglia al vertice, ma per gli altri l’obiettivo primario sta diventando un po’ provare a battere noi. La Dakar comunque è una gara difficile, quindi non è detto che continueremo a vincere sempre noi".
di Luis Ramirez