FONTE: FEDERMOTO.ITNegli ultimi giorni si è assistito ad un’ennesima campagna denigratoria da parte del Club Alpino Italiano (CAI) nei confronti della Federazione Motociclistica Italiana e di tutto il movimento dei motociclisti, con particolare riguardo alla regione Emilia Romagna. Sono infatti usciti articoli e dichiarazioni sui media che sono apparsi strumentali, parziali e non corrispondenti alla realtà, né quella legislativa né quella radicata nei territori.
In questa regione, infatti, il processo di discussione ha già portato, a seguito di un dialogo costruttivo, alla modifica della legge REER, che ora attende solo di essere applicata. Grazie agli sforzi e al lavoro dell’Assemblea Legislativa Regionale e del Comitato Escursionisti su Ruote, si è infatti giunti ad un punto di incontro che in pratica lascia ai Sindaci delle varie Comunità la decisione ultima sulla percorrenza dei sentieri.
Le recenti uscite del CAI rappresentano quindi un passo indietro, uno sterile tentativo di ulteriore modifica per far passare un principio di divieto demagogico irrispettoso del lavoro politico e legislativo già svolto.
Pur non volendo rispondere ad inutili provocazioni, la FMI respinge con decisione e chiarezza le spregiudicate accuse di lobby del CAI, accuse completamente lontane dalle realtà sportive e sociali che la FMI rappresenta come Federazione facente parte del CONI.
Il CAI ricorre poi alla raccolta firme per sollecitare un movimento di opinione che si è già espresso con estrema chiarezza. E’ doveroso ricordare che proprio da una raccolta firme partita dalla base dei motociclisti è nato il Comitato Escursionisti su Ruote (CER) di cui la FMI è parte attiva. Grazie ad un costruttivo dialogo con le parti politiche, il CER è adesso un preciso punto di riferimento non solo per le parti coinvolte ma per tutto il territorio emiliano romagnolo attraverso una presenza capillare e radicata.
La FMI chiede che si faccia un passo avanti e che non si torni indietro. E che la REER venga finalmente applicata.
ARTICOLO SU REPUBBLICA.IT "Tremila firme in Regione per avere sentieri vietati alle moto"Basta con le moto da cross e i quad che straziano il silenzio della montagna. Basta coi ruggiti rombanti lungo la Via degli Dei, su e giù per la via Francigena o la Linea Gotica. E basta con le buche, i fossati, il frastuono che costringe a fuggire persino i lupi. Ha già raggiunto quota tremila firme la petizione lanciata dal Cai e da altre dieci associazioni ambientaliste per interdire ai motociclisti i sentieri del nostro Appennino. E l'assessore regionale Paola Gazzolo promette: "Incontrerò tutti presto". L'obiettivo è spingere l'assemblea legislativa a modificare la discussa legge 14/2013, nella quale, due anni fa, fu inserito un codicillo (primi firmatari gli ex consiglieri Pd Marco Barbieri e Gabriele Ferrari) che permette ai motociclisti di girare indisturbati lungo i nostri sentieri storici. "Merito dell'influente lobby dei motociclisti", sentenzia il presidente del Cai Emilia Romagna Vinicio Ruggeri.
Il punto è che in due anni la situazione è visibilmente peggiorata. Ed il problema non è solo «che i sentieri diventano più inquinati, più pericolosi e perdono buona parte della propria fauna». Ma è anche quello del turismo: in Emilia Romagna ci sono 8mila chilometri di sentieri, curati da una squadra di 600 volontari, che attirano escursionisti da mezzo mondo. "Quando ho percorso la via Francigena – ricorda Ruggeri – ero con una coppia di neozelandesi che ogni sera pubblicavano il resoconto della giornata sul blog". Come loro molti altri, tanto che la Regione sta investendo per allargare la rete di sentieri e arricchirla di punti di ristoro. Ma se con una mano si promuove il turismo lento, affidato a piedi e polmoni buoni, con l'altra, dicono le associazioni ambientaliste, lo si colpisce al cuore.
"La nostra rete di sentieri – denuncia il presidente Cai – non è fatta per il traffico veicolare: vennero costruiti per essere percorsi a piedi o a dorso di mulo". Sono storie e strade che si perdono nella notte dei tempi. "La via Francigena risale al 900, quando il vescovo Sigerico tornò da Roma a Canterbury a piedi: ci mise 79 giorni e tenne un preciso diario delle 79 tappe in cui sostò". Viene riproposta oggi, con suggestive stazioni di tappa che rimandano ad atmosfere di quei secoli.
E che dire della linea Gotica, costruita tra Massa e Ravenna dai nazisti per fermare l'avanzata degli alleati nel secondo conflitto mondiale? "Vi combatterono gli eserciti di trentotto paesi: chi è tornato a casa l'ha raccontato, chi non è tornato ha lasciato qui le sue spoglie. Sono itinerari di straordinario interesse storico". Le associazioni promotrici della petizione hanno fissato un incontro la prossima settimana con i consiglieri regionali per discutere l'emendamento.
"La legge regionale – spiega il professor Giuliano Cervi, della federazione nazionale Pro Natura – è ambigua, ferma in un limbo, perché non sono nemmeno mai stati promulgati i decreti attuativi. Il che si è tradotto in un sostanziale liberi tutti".