FONTE: MOTO.ITDakar 2015, II Tappa. Barreda (Honda) e Al-Attiyah (Mini) tirano fuori i denti
Gara super movimentata quella delle Moto con Joan Barreda che si impone con decisione in sella alla Honda. Dietro il putiferio con Coma che perde il podio e Goncalves che ne approfitta regalando un altro grande risultato ai giapponesi
Siamo alla seconda tappa della Dakar 2015 e non c’è più tempo per scherzare né per prendere confidenza con mezzi e percorso. Dopo la tappa di ieri, quasi “un gioco da ragazzi”, un riscaldamento, per i piloti che prendono parte al rally più duro del mondo, oggi si entra nel vivo della corsa, con un percorso piuttosto duro che parte da Villas Carlos Paz per arrivare a San Juan. Dalla speciale di ieri, così breve (“solo” 175 km!), lineare e veloce, oggi si entra nel vivo, con una prova cronometrata di ben 518 km.
Una distanza di gara enorme, se pensiamo che il percorso complessivo di oggi, compresi i trasferimenti, è di 625 km. In pratica piloti e mezzi sono in corsa per quasi tutto il giorno, a ritmi inimmaginabili. Rispetto alla Dakar africana infatti è vero che le prove in Sud America si sono ridotte nella distanza, ma è altrettanto vero che oggi si corre per tutto il tempo “a manetta”, con acceleratore flat-out, come se fosse la prova di una tappa del WRC di pochi km. E del resto i distacchi parlano chiaro. Se un tempo all’arrivo i piloti erano distanziati di ore oggi nelle posizioni di testa si parla di minuti, a volte addirittura secondi! Risultati incredibili su distanze così importanti.
Ma torniamo alla prova di oggi. Le moto partono come sempre per prime, all’alba, quando il sole argentino deve ancora sorgere. Seguono i quad, poi, ad orari “più umani” auto e camion. Piloti e mezzi devono affrontare 26 km di trasferimento, utili per scaldare gomme e motore e preziosissimi per i “big” rimasti indietro (leggi Alessandro Botturi) che possono lanciarsi in una serie di sorpassi furiosi per riprendere il gruppo di testa. Si arriva così all’inizio della speciale, che si svolge sui monti che circondano Villa Carlos Paz.
I primi dislivelli vengono affrontati su terreni duri e quindi veloci, poi i protagonisti scendono le pendici delle alture fino a raggiungere gli incantevoli paesaggi della pampa argentina. Qui la grande incognita diventa la polvere, che oltre a limitare tantissimo la visibilità mette a dura prova “il respiro” dei motori. Tanto per non farsi mancare niente la prova cronometrata si chiude con 50 km di deserto, un piccolo assaggio in vista dei prossimi giorni, quando la sabbia diventerà l’assoluta protagonista. A questo punto mancano solo 81 km per arrivare al bivacco di San Juan. Un luogo chiave perché si trova alle pendici delle Ande, la micidiale catena montuosa che offrirà il nuovo scenario di gara a partire dalla prossima tappa.
Moto: Barreda imprendibile
Sam Sunderland, dopo la vittoria di ieri, si ritrova a partire per primo, una posizione che riesce a mantenere fino al primo check-point. Non sa che di lì a poco la sua gara prenderà una piega completamente diversa. Nel frattempo infatti Marc Coma recupera rapidamente il tempo perso su Paulo Goncalves nella prima parte della speciale, dove è facile commettere errori. Poco dopo però è l’agguerrito Joan Barreda, a cavallo della sua Honda, a prendere in mano le redini della situazione.
Lo spagnolo recupera rapidamente terreno e dopo soli 180 km di prova speciale si porta al comando della corsa, scavalcando il super campione Marc Coma su KTM. Sunderland scivola in terza posizione, mentre Barreda inizia ad aprire il gas a manetta macinando secondi di vantaggio sui suoi inseguitori, che presto diventano minuti. Per due terzi della speciale la situazione sembra congelata, con il terzetto di testa (Barreda, Coma, Sunderland) che detta legge e l’australiano Toby Price che stupisce tutti – è alla sua prima Dakar! - guadagnandosi la quarta posizione.
Sunderland si perde, Coma molla il gas
E poi, puntuale come un orologio, ecco il colpo di scena. I piloti giungono nella parte finale della prova, quella più insidiosa, dove la polvere avvolge ogni cosa rendendo invisibile il tracciato, soprattutto agli inseguitori più serrati. È un attimo. La gara di Sunderland, dopo l’ottima prova di ieri, si trasforma in un calvario. Il giovane britannico si perde letteralmente, accecato dalla nube di polvere e si distanzia dal percorso di gara di ben 10 km perdendo la terza posizione che aveva sin qui difeso col coltello tra i denti. Con questo grave errore svanisce in pratica il sogno di vittoria che il britannico della KTM aveva solo assaporato con la vittoria di ieri.
“È un attimo. La gara di Sunderland, dopo l’ottima prova di ieri, si trasforma in un calvario”
Nel finale poi vanno in scena i fuochi d’artificio. È vero, Barreda dopo una prova perfetta chiude in prima posizione, ma alle sue spalle, causa polverone, sembra di vedere andare in scena il gioco delle tre carte. Disperso Sunderland sembra aver strada libera il bravo Price ed invece la vera sorpresa si rivela Paulo Goncalves che, costante in sella alla Honda ufficiale, strappa il secondo posto. Marc Coma sembra destinato a doversi “accontentare” della terza posizione invece ecco il nuovo colpo di scena. Il super campione, dopo una prova che sembrava perfetta, è costretto a mollare il gas per una gomma danneggiata, che rischia di non portarlo fino al traguardo. Coma rallenta fino a 60 km/h e vede sfilare davanti a lui i suoi avversari mentre perde ben 12 minuti, arrivando solo ottavo al traguardo!
Ruben Faria: la vera sopresa di oggi!
Sorprende però soprattutto la performance di Ruben Faria (KTM) che, nonostante forti dolori alla spalla, dovuti ad una clavicola rotta lo scorso novembre, viaggia per tutta la tappa intorno alla quarta - quinta posizione, a pochi secondi di distacco dalla testa della corsa e chiude con un magnifico terzo posto, reso possibile dalla sua tenacia ma anche dalle difficoltà di Coma. Dopo di lui troviamo altre due KTM, quella di Jordi Viladoms e poi del bravo Price. Stesso discorso per la mitica Laia Sanz, il volto femminile del Team Honda HRC ufficiale, che anche oggi ha messo in difficoltà molti dei suoi colleghi al maschile. Laia, dopo il 16° posto di ieri, oggi ha viaggiato sempre intorno alla 18° posizione, chiudendo ancora una volta in sedicesima posizione.
Mentre KTM e Honda combattono per le prime posizioni appare decisamente più complessa la situazione dello squadrone Yamaha. Olivier Pain ha viaggiato per tutta la tappa oltre la ventesima posizione, chiudendo diciannovesimo. Migliore invece la situazione del compagno di squadra, il nostro Alessandro Botturi, che ha combattuto veramente con grande tenacia per tutta la tappa, oscillando sempre tra la 18a e la 22a posizione. Il Gigante di Lumezzane arriva al traguardo 18°.
Per comprendere quanto sia stata massacrante questa speciale, la più lunga dell’intera Dakar, basterà dire che viste le difficoltà gli organizzatori, sul finale, hanno deciso di accorciare la tappa per i motociclisti che occupavano la seconda metà della classifica, ormai stremati da una prova interminabile.